Fondazione Egidio e Pasqua Valentini ETS
Per non dimenticare. In aiuto delle popolazioni delle "terre amatriciane" per la ricostruzione delle frazioni di Amatrice.
Intervento di demolizione e ricostruzione della chiesetta della madonnella e sistemazione dell'area di pertinenza
Dopo aver affrancato il terreno dove insisteva “La Madonnella”, distrutta dal sisma del 24 agosto 2016 che sconvolse il Centro Italia, grazie alla cessione a titolo gratuito delle famiglie Di Tullio e Pomario, alle quali va il nostro più sentito ringraziamento, si è potuto procedere ad instaurare con l’Amministrazione Comunale di Amatrice le pratiche per la ricostruzione della nuova “Madonnella” secondo i progetti esecutivi redatti dal nostro conterraneo Ing. Dante Gianni.
Leggi il resto della Delibera Comunale n. 142 del 07/10/2019
Dopo vari incontri, sia con la vecchia Amministrazione che con la nuova, siamo pervenuti finalmente all’approvazione della Delibera Comunale n. 142 del 07/10/2019 con la quale si accettava la donazione del terreno e la conseguente formalizzazione di atti conseguenziali.
Si ringraziano tutti i consiglieri che hanno espresso parere favorevole e si ringraziano anche i consiglieri che hanno espresso parere contrario alla delibera.
Si ringraziano tutti i consiglieri che hanno espresso parere favorevole e si ringraziano anche i consiglieri che hanno espresso parere contrario alla delibera.
Il giorno 8 ottobre 2020 negli uffici comunali di Amatrice è stata firmata in presenza del Sindaco Antonio fontanella e il Legale Rappresentante della “Egidio e Pasqua Valentini ETS” Gianni Valentini, la convenzione con la quale la Egidio e Pasqua Valentini ETS, si impegna alla realizzazione a titolo gratuito della Cappella Votiva “La Madonnella” in Sommati individuata catastalmente al Fg. 66 Part. 682 (dove insisteva già la vecchia cappella crollata) su terreno di proprietà del Comune di Amatrice dopo donazione delle famiglie Di Tullio e Pomario.
Leggi il resto della Convenzione n. 08.10.2020
A breve sarà presentato agli Uffici preposti del Comune dall’Ing. Dante Gianni, tecnico incaricato e direttore dei lavori, il progetto esecutivo e i vari allegati in modo da poter avere la concessione alla realizzazione dell’opera entro la fine dell’anno.
Si prevede di poter iniziare i lavori di ricostruzione nella prossima primavera.
L’opera una volta terminata sarà donata dalla “Egidio e Pasqua Valentini ETS” al Comune di Amatrice secondo quanto previsto in convenzione.
La stessa Amministrazione, se lo riterrà opportuno, la donerà successivamente alla Curia di Rieti.
Finalmente possiamo dare seguito alla volontà dei nostri cari e dei nostri numerosi sostenitori ed iniziare una ricostruzione nella frazione tanto attesa da tutti.
Possa essere questa realizzazione un nuovo punto di aggregazione e preghiera per tutta la frazione di Sommati e per tutti quelli che vorranno partecipare a questo cammino di ricostruzione.
Si prevede di poter iniziare i lavori di ricostruzione nella prossima primavera.
L’opera una volta terminata sarà donata dalla “Egidio e Pasqua Valentini ETS” al Comune di Amatrice secondo quanto previsto in convenzione.
La stessa Amministrazione, se lo riterrà opportuno, la donerà successivamente alla Curia di Rieti.
Finalmente possiamo dare seguito alla volontà dei nostri cari e dei nostri numerosi sostenitori ed iniziare una ricostruzione nella frazione tanto attesa da tutti.
Possa essere questa realizzazione un nuovo punto di aggregazione e preghiera per tutta la frazione di Sommati e per tutti quelli che vorranno partecipare a questo cammino di ricostruzione.
La fondazione
Nel tragico evento del sisma del 24 agosto 2016 sono deceduti in Amatrice sotto le macerie, i coniugi Egidio e Pasqua Valentini.
I coniugi Valentini erano originari di quei luoghi, in particolare della frazione di Sommati, una delle tante frazioni che fanno parte dello splendido scenario della conca amatriciana e dei Monti della Laga.
Nonostante abbiano lasciato quei luoghi in giovane età, come tanti dei loro paesani, scelta sofferta e dettata esclusivamente per cercare una vita migliore, il loro cuore è sempre rimasto legato a quelle terre.
Negli ultimi anni della loro vita, nell'età che normalmente viene dedicata al meritato riposo, dopo una vita spesa nel lavoro delle loro attività e nella famiglia avevano deciso con determinazione di adoperarsi affinchè quei luoghi potessero crescere e mantenere quella identità culturale, storica e di aggregazione tipica delle comunità montane.
I loro sforzi e i loro impegni erano soprattutto nella salvaguardia e nel mantenimento di opere ecclesiastiche, in particolare, insieme e con l'aiuto di altre persone e associazioni avevano intrapreso opere di abbellimento e il recupero di opere d'arte sacra risalenti al XIV secolo, nonchè di due chiese della frazione di Sommati di cui una risalente al XVIII secolo.
Non ultimo un opera continua nel miglioramento dell'aspetto della frazione con una serie di interventi paesagistici e di arredo urbano.
L'associazione Egidio e Pasqua Valentini ETS è stata fondata e voluta dalle famiglie Valentini e Gianni a ricordo dei propri cari con lo scopo di continuare le opere che i coniugi Valentini avevano iniziato e volevano portare avanti.
Dopo il sisma del 24 agosto 2016 e le successive repliche che hanno devastato tutto il territorio e in particolare la frazione di Sommati, le chiese e le opere in esse contenute hanno avuto notevoli danni. Il paese e gli abitanti versano in una condizione post-sisma dove è importante e prioritario recuperare al più presto quella identità cultirale locale che faccia ritornare il paese di Sommati e tutta la conca Amatriciana una comunità con i propri valori e le proprie tradizioni.
Per questi scopi è stata fondata la Egidio e Pasqua Valentini ETS per la quale è necessario il contributo oltre che dalle famiglie Valentini e Gianni anche di tutti quei soci sostenitori che con il proprio contributo ci diano la forza di vedere compiute le opere che i coniugi Valentini volevano realizzate.
Al motto che papà ci ripeteva: Forza ragazzi, chi si ferma è perduto!
Territorio
Sommati è la più estesa frazione del Comune di Amatrice (Ri).
Gli scavi e i ritrovamenti nel “Piano di Sommati”, così come riportato da gli studi di Niccolo’ Persichetti , Roma 1893, hanno rinvenuto resti di un edificio termale, armi e idoli di bronzo nelle vicinanze della chiesa di S. Pietro in Campo confinante con l’attuale cimitero di Sommati. Chiesa gravemente lesionata dalle scosse sismiche del 24 agosto e successive.
Elementi che giustificano nel soleggiato pianoro alle falde di Pizzo di Sevo, non direttamente innevati, ma serviti da un braccio della vecchia via Salaria insediamenti cospicui già in epoca romana-imperiale.
Agli inizi del 900’ Sommati raggiungeva la sua massima popolazione in circa 900 unità.
Situato m. 1005 s.l.m. in un pianoro verdeggiante ai piedi del Monte Pizzo di Sevo (2419 m). incastonato tra i Monti della Laga a loro volta inseriti nel Parco nazionale del Gran Sasso. Il territorio confina con 3 regioni: Umbria, Marche e Abruzzo e si colloca in una zona strategica di passaggio tra il versante adriatico e quello tirrenico.
Il territorio presenta un altopiano centrale (altitudine compresa tra i 900 e i 1000 m.) e cime che raggiungono i m.2458 con il Monte Gorzano, il più alto del Lazio. Vanno segnalate per la loro suggestiva bellezza le vette di Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo, tutte oltre i 2400 m. di quota.
Nel territorio abbondano boschi composti prevalentemente da alberi di cerro, castagno, faggi e conifere, che si estendono sino a circa 1800 metri di quota, per lasciare poi lo spazio alla prateria d'altitudine che, all'inizio dell'estate, si popola dei caratteristici bellissimi fiori di montagna.
In questo contesto assumono particolare rilievo i numerosi fossi che scendono verso valle con un continuo susseguirsi di salti di roccia. Questi, nella fascia d'altitudine compresa tra 1300 e 1600 metri, formano cascate con dislivelli anche importanti che, spettacolari in primavera per la portata d'acqua dovuta al disgelo, assumono toni suggestivi in inverno per l'abbondante strato di ghiaccio che le riveste.
Tra Pizzo di Sevo e il Monte Gorzano un vecchio tracciato, il “Vado di Annibale” dove si ipotizza il passaggio di Annibale nella sua discesa verso Roma.
Da segnalare, a valle, il lago di Scandarello, un bacino artificiale immerso nel verde, ottenuto mediante lo sbarramento del rio Scandarello nel 1924.
Dal 1991 il territorio amatriciano, e il territorio di Sommati per le straordinarie peculiarità paesaggistiche che lo contraddistinguono , è stato incluso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed è pertanto zona protetta.
(Fonti: Pro Loco Sommati- Amatrice Storia, arte e cultura Alessandro Viscogliosi 2016)
Gli scavi e i ritrovamenti nel “Piano di Sommati”, così come riportato da gli studi di Niccolo’ Persichetti , Roma 1893, hanno rinvenuto resti di un edificio termale, armi e idoli di bronzo nelle vicinanze della chiesa di S. Pietro in Campo confinante con l’attuale cimitero di Sommati. Chiesa gravemente lesionata dalle scosse sismiche del 24 agosto e successive.
Elementi che giustificano nel soleggiato pianoro alle falde di Pizzo di Sevo, non direttamente innevati, ma serviti da un braccio della vecchia via Salaria insediamenti cospicui già in epoca romana-imperiale.
Agli inizi del 900’ Sommati raggiungeva la sua massima popolazione in circa 900 unità.
Situato m. 1005 s.l.m. in un pianoro verdeggiante ai piedi del Monte Pizzo di Sevo (2419 m). incastonato tra i Monti della Laga a loro volta inseriti nel Parco nazionale del Gran Sasso. Il territorio confina con 3 regioni: Umbria, Marche e Abruzzo e si colloca in una zona strategica di passaggio tra il versante adriatico e quello tirrenico.
Il territorio presenta un altopiano centrale (altitudine compresa tra i 900 e i 1000 m.) e cime che raggiungono i m.2458 con il Monte Gorzano, il più alto del Lazio. Vanno segnalate per la loro suggestiva bellezza le vette di Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo, tutte oltre i 2400 m. di quota.
Nel territorio abbondano boschi composti prevalentemente da alberi di cerro, castagno, faggi e conifere, che si estendono sino a circa 1800 metri di quota, per lasciare poi lo spazio alla prateria d'altitudine che, all'inizio dell'estate, si popola dei caratteristici bellissimi fiori di montagna.
In questo contesto assumono particolare rilievo i numerosi fossi che scendono verso valle con un continuo susseguirsi di salti di roccia. Questi, nella fascia d'altitudine compresa tra 1300 e 1600 metri, formano cascate con dislivelli anche importanti che, spettacolari in primavera per la portata d'acqua dovuta al disgelo, assumono toni suggestivi in inverno per l'abbondante strato di ghiaccio che le riveste.
Tra Pizzo di Sevo e il Monte Gorzano un vecchio tracciato, il “Vado di Annibale” dove si ipotizza il passaggio di Annibale nella sua discesa verso Roma.
Da segnalare, a valle, il lago di Scandarello, un bacino artificiale immerso nel verde, ottenuto mediante lo sbarramento del rio Scandarello nel 1924.
Dal 1991 il territorio amatriciano, e il territorio di Sommati per le straordinarie peculiarità paesaggistiche che lo contraddistinguono , è stato incluso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed è pertanto zona protetta.
(Fonti: Pro Loco Sommati- Amatrice Storia, arte e cultura Alessandro Viscogliosi 2016)
Cenni storici
Verso la metà del secondo millennio a. C. si insedia nell’altopiano di Norcia, e poi nella valle del Tronto un gruppo di popoli Osco-Umbri, cui subentrano in seguito i Sabini. A questi popoli va attribuito il primo tracciato della via Salaria, per il commercio del sale dall’Adriatico.
Il tracciato consolare della via Salaria partiva da Roma (Porta Collina), attraversava Rieti, Antrodoco, Posta ed entrava nel territorio di Amatrice nei pressi della chiesa di San Silvestro a Collicelle. Si introduceva nel bosco della Meta, proseguiva a est di Torrita e dal falsopiano di San Giorgio e Santa Giusta e discendeva al fiume Tronto. Passava quindi alla riva destra del fiume nei pressi di San Lorenzo e Flaviano e Saletta e proseguiva verso Fonte di Campo.
Una diramazione della Salaria si staccava presso Antrodoco e dopo aver attraversato San Giovanni a Cagnano e Montereale raggiungeva Pinaco, passava sotto l’attuale Amatrice (lato destro del Tronto), e si riuniva con la stessa via Salaria nei pressi di Vicus Badies nei pressi di Accumoli.
Dell’attuale territorio di Amatrice era abitato il pianoro soleggiato che si estende alla base di Pizzo di Sevo, e che dal centro più importante, Summata, (Sommati), traeva il nome di Terrae Summatine.
Ritrovamenti occasionali in varie località confermano l’estensione dell’abitato che sembra non avere carattere intensivo.
Del territorio delle Terrae Summatine non si hanno notizie certe fino al tempo delle invasioni Longobarde.
Nel 1639 Amatrice che aveva preso il suo nome da Matrice e ancor prima dalle Terrae Summatine, e le sue Frazioni dette Ville Summatine furono gravemente danneggiate dal terribile terremoto dei giorni 7, 14 e 17 ottobre; in tale circostanza caddero buona parte del palazzo degli Orsini, e la gran parte delle case e delle chiese.
Successivi terremoti si verificarono nel 1672, 1703 e 1730. Nell'ottobre 1826 ci fu una violenta alluvione del fiume Tronto in cui perirono numerosi abitanti della frazione di San Lorenzo.
CRONOLOGIA STORICA DEGLI EVENTI NEL TERRITORIO AMATRICIANO
Seconda metà del secolo VI: I Longobardi costituiscono il Ducato di Spoleto, suddividendo in Comitati e Gastaldati. Vengono sottoposte al Comitato di Ascoli le Terrae Summatine. Invece l’alta Valle del Velino ( territori di Scai, Torrita Alegia, Casali, Forcelle, Bagnolo, Pasciano, San Giorgio, Configno, Cornelle, Rocca Passa dipendevano dal Gastaldato di Rieti.
774: Carlo Magno conferma il Comitato di Ascoli nel Ducato di Spoleto e fa donazione alla chiesa ascolana delle Terrae Summatine.
961-1118: Varie donazioni da parte di privati delle Terrae Summatine, (Terre Summatine) a favore di Farfa. Menzionati i toponimi di “Loco qui dicitur Somati et vocabulo in Carano; loco ubi dicitur Turrita, Cornello, Preta, Anomisi, podium qui vocatur Faigezone”; la montagna “qui vocatur Pictiu de Sinu” i castelli “Cantarello, de Furcella, de Philecta et de Triegione”; i fiumi Molinarum, Castellarum, Negia” e il fiume Tronto “Qui curri per pedes Matrice”
Ancora sotto la dominazione Longobarda, Maginardo, figlio di Ligolfo e ultimo signore delle Terre Summatine, il quale risiedeva a Summata faceva donazione delle Terre Summatine e del territorio di Matrice al Vescovo di Ascoli.
990-996: Il Vescovo di Ascoli fonda l’importante monastero di San Benedetto, ceduto nel 1080 a Farfa. Dal X al XII secolo sorgono altre abbazie e conventi a Castel Trione, Amatrice, Scai, Roccapassa, San Lorenzo e Flaviano.
1256. 8 settembre: Passato alla Santa Sede il Ducato di Spoleto, Alessandro IV conferma l’assegnazione delle Terre Summatine al Vescovo di Ascoli. Ultimo atto in cui compare il nome di Summata, sostituito da Matrice.
1252: Matrice chiede e ottiene dal Consiglio di Ascoli di edificare il castello di Carano “per la difesa comune”. Nello stesso anno Matrice e Castel Trione danno al Consiglio Ascolano le garanzie richieste e una forte somma in contanti per assicurarsi la protezione di Ascoli di cui riceveranno la cittadinanza.
1259: Manfredi di Svevia conquista e distrugge l’Aquila. Identica sorte nel giro di poco tempo tocca ad Amatrice che passa dalla dipendenza della Santa Sede a quella del Regno di Napoli.
1266: battaglia di Benevento con la morte di Manfredi. Carlo I° D’Angio’ ora Re di Napoli promuove la ricostruzione dell’Aquila e di Amatrice. Le terre montuose dell’Aquila costituite dai territori di Amatrice, Accumoli, Montereale, Leonessa e Cittaducale vengono sottoposte alla giurisdizione di un “Capitano delle Terre di Montagna” .
1271: Avversa agli Angioini, Amatrice viene espugnata per ordine di Carlo D’Angiò da Bartolomeo Pignatelli, vescovo di Cosenza.
1274-1282: Amatrice resta ostile a Carlo D’Angiò, che arriva a ordinare l’assedio (1274) e imporle umiliazioni come l’ordine di consegnare la campana della chiesa di San Francesco (1282) che verrà posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Sculcola.
1283: Amatrice passa finalmente dalla parte degli Angioini nella guerra dei Vespri. Il figlio di Carlo D’Angiò fa pubbliche lodi alle Università di Amatrice, Montereale, Accumoli e Arquata per la loro fedeltà alla casata D’Angiò.
1293: Il parlamento dei capi famiglia amatriciani si aduna sulla piazza Maggiore e autorizza il “Sindaco” Corrado di Gentile ad acquistare il castello di Radeto, nel territorio di Cascia, con tutti i diritti, pertinenze e vassalli.
1318: Per il possesso di Campaneto e Campominardo, posti ai confini dei territori dell’Aquila verso Cittareale, quattrocento amatriciani mettono a sacco e fuoco i castelli di Pedicino e Rocca delle Vene, appartenenti all’Aquila. Per reazione gli aquilani con sei-settemila persone di tutto l’Abruzzo devastano il territorio amatriciano. Per decreto di Carlo, figlio di Roberto D’Angiò, l’Aquila e Amatrice sono condannate a pagare alla regia cassa rispettivamente 6000 e 600 once d’oro, oltre il risarcimento vicendevole dei danni e alla confisca dei castelli in questione.
1136,1338,1371,: Patti di amicizia con Ascoli per difendersi da l’Aquila.
1424: Amatrice partecipa a fianco di Ascoli all’assedio dell’Aquila.
1434-1443: Guerra di successione del Regno di Napoli. Alla morte di Giovanna II l’Aquila si schiera con gli Angioini, Amatrice con gli Aragonesi. Il trionfare di questi ultimi Amatrice, più volte presa e più volte perduta, ottiene moltissimi privilegi di ordine economico e nobiliare.
1466: Arquata e Norcia combattono contro Amatrice e Accumoli.
1467: Ascolani, Amatriciani e Accumolesi espugnano Arquata.
1486: Essendo rimasta fedele al re nella “Congiura dei baroni” del 1485 Amatrice si vede confermare i privilegi del 1143 e in più ottiene il territorio di Cittareale e il diritto di battere moneta con legenda “Fidelis Amatrix”
1528: Dopo una parentesi di dominio francese, Amatrice ricade in dominio spagnolo. Ribellatasi alle soldatesche spagnole, subisce un assedio di 5 mesi. Dopodichè viene conquistata dal principe d’Orange e messa a ferro e fuoco.
1538: Ha inizio il dominio feudale di Amatrice che, per essere posti ai confini del Regno, era rimasta sempre alle dipendenze della Real Corona e quindi città demaniale. Con chiaro intento punitivo l’imperatore Carlo V fa dono di Amatrice e delle sue terre ad Alessandro Vitelli, famoso condottiero.
1540: Alessandro Vitelli fa ricostruire Amatrice ancora semidistrutta a distanza di dieci anni e secondo alcuni studiosi affida il disegno della cittadina a Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice.
1596: Virginio Orsini, che avendo sposato Beatrice nipote di Alessandro Vitelli, era divenuto il nuovo Signore feudale di Amatrice. Virginio Orsini muore in battaglia nella Marca di Ancona e lascia il feudo al figlio Latino Orsini.
1624: Latino Orsini lascia il feudo al figlio tredicenne Alessandro Maria.
1639, 7 ottobre: Un violento terremoto seguito da diverse scosse, distrugge quasi del tutto Amatrice e molte delle sue “Ville” (attuali frazioni).
1647: Insurrezione della comunità a seguito della rivolta di Masaniello.
1672: Un nuovo sisma causa ingenti danni ad Amatrice e a tutte le sue Ville.
1693: Per l’estinguersi degli Orsini di Amatrice, lo Stato di Amatrice è ereditato dai Medici, Granduchi di Toscana.
1703: Un ulteriore terremoto causa ancora danni ad Amatrice e alle sue Ville.
1737: Carlo di Borbone, da poco diventato re di Napoli, ottiene gli ex Stati Medicei e Farnesiani di cui faceva parte Amatrice.
1759: Amatrice torna nel regio demanio del Regno Borbonico.
1799: All’indomani della proclamazione della Repubblica napoletana, il cantone di Amatrice viene assegnato al dipartimento della Pescara con capoluogo l’Aquila. La situazione resterà invariata anche al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli.
1860: A seguito dell’annessione prima del Regno di Sardegna poi al Regno d’Italia, Amatrice viene ancora assegnata alla provincia dell’Aquila.
1927: Amatrice entra a far parte della neocostituita provincia di Rieti.
(Fonte: Amatrice, storia, arte e cultura - Silvana Editoriale)
Successivi terremoti si verificarono nel 1672, 1703 e 1730. Nell'ottobre 1826 ci fu una violenta alluvione del fiume Tronto in cui perirono numerosi abitanti della frazione di San Lorenzo.
CRONOLOGIA STORICA DEGLI EVENTI NEL TERRITORIO AMATRICIANO
Seconda metà del secolo VI: I Longobardi costituiscono il Ducato di Spoleto, suddividendo in Comitati e Gastaldati. Vengono sottoposte al Comitato di Ascoli le Terrae Summatine. Invece l’alta Valle del Velino ( territori di Scai, Torrita Alegia, Casali, Forcelle, Bagnolo, Pasciano, San Giorgio, Configno, Cornelle, Rocca Passa dipendevano dal Gastaldato di Rieti.
774: Carlo Magno conferma il Comitato di Ascoli nel Ducato di Spoleto e fa donazione alla chiesa ascolana delle Terrae Summatine.
961-1118: Varie donazioni da parte di privati delle Terrae Summatine, (Terre Summatine) a favore di Farfa. Menzionati i toponimi di “Loco qui dicitur Somati et vocabulo in Carano; loco ubi dicitur Turrita, Cornello, Preta, Anomisi, podium qui vocatur Faigezone”; la montagna “qui vocatur Pictiu de Sinu” i castelli “Cantarello, de Furcella, de Philecta et de Triegione”; i fiumi Molinarum, Castellarum, Negia” e il fiume Tronto “Qui curri per pedes Matrice”
Ancora sotto la dominazione Longobarda, Maginardo, figlio di Ligolfo e ultimo signore delle Terre Summatine, il quale risiedeva a Summata faceva donazione delle Terre Summatine e del territorio di Matrice al Vescovo di Ascoli.
990-996: Il Vescovo di Ascoli fonda l’importante monastero di San Benedetto, ceduto nel 1080 a Farfa. Dal X al XII secolo sorgono altre abbazie e conventi a Castel Trione, Amatrice, Scai, Roccapassa, San Lorenzo e Flaviano.
1256. 8 settembre: Passato alla Santa Sede il Ducato di Spoleto, Alessandro IV conferma l’assegnazione delle Terre Summatine al Vescovo di Ascoli. Ultimo atto in cui compare il nome di Summata, sostituito da Matrice.
1252: Matrice chiede e ottiene dal Consiglio di Ascoli di edificare il castello di Carano “per la difesa comune”. Nello stesso anno Matrice e Castel Trione danno al Consiglio Ascolano le garanzie richieste e una forte somma in contanti per assicurarsi la protezione di Ascoli di cui riceveranno la cittadinanza.
1259: Manfredi di Svevia conquista e distrugge l’Aquila. Identica sorte nel giro di poco tempo tocca ad Amatrice che passa dalla dipendenza della Santa Sede a quella del Regno di Napoli.
1266: battaglia di Benevento con la morte di Manfredi. Carlo I° D’Angio’ ora Re di Napoli promuove la ricostruzione dell’Aquila e di Amatrice. Le terre montuose dell’Aquila costituite dai territori di Amatrice, Accumoli, Montereale, Leonessa e Cittaducale vengono sottoposte alla giurisdizione di un “Capitano delle Terre di Montagna” .
1271: Avversa agli Angioini, Amatrice viene espugnata per ordine di Carlo D’Angiò da Bartolomeo Pignatelli, vescovo di Cosenza.
1274-1282: Amatrice resta ostile a Carlo D’Angiò, che arriva a ordinare l’assedio (1274) e imporle umiliazioni come l’ordine di consegnare la campana della chiesa di San Francesco (1282) che verrà posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Sculcola.
1283: Amatrice passa finalmente dalla parte degli Angioini nella guerra dei Vespri. Il figlio di Carlo D’Angiò fa pubbliche lodi alle Università di Amatrice, Montereale, Accumoli e Arquata per la loro fedeltà alla casata D’Angiò.
1293: Il parlamento dei capi famiglia amatriciani si aduna sulla piazza Maggiore e autorizza il “Sindaco” Corrado di Gentile ad acquistare il castello di Radeto, nel territorio di Cascia, con tutti i diritti, pertinenze e vassalli.
1318: Per il possesso di Campaneto e Campominardo, posti ai confini dei territori dell’Aquila verso Cittareale, quattrocento amatriciani mettono a sacco e fuoco i castelli di Pedicino e Rocca delle Vene, appartenenti all’Aquila. Per reazione gli aquilani con sei-settemila persone di tutto l’Abruzzo devastano il territorio amatriciano. Per decreto di Carlo, figlio di Roberto D’Angiò, l’Aquila e Amatrice sono condannate a pagare alla regia cassa rispettivamente 6000 e 600 once d’oro, oltre il risarcimento vicendevole dei danni e alla confisca dei castelli in questione.
1136,1338,1371,: Patti di amicizia con Ascoli per difendersi da l’Aquila.
1424: Amatrice partecipa a fianco di Ascoli all’assedio dell’Aquila.
1434-1443: Guerra di successione del Regno di Napoli. Alla morte di Giovanna II l’Aquila si schiera con gli Angioini, Amatrice con gli Aragonesi. Il trionfare di questi ultimi Amatrice, più volte presa e più volte perduta, ottiene moltissimi privilegi di ordine economico e nobiliare.
1466: Arquata e Norcia combattono contro Amatrice e Accumoli.
1467: Ascolani, Amatriciani e Accumolesi espugnano Arquata.
1486: Essendo rimasta fedele al re nella “Congiura dei baroni” del 1485 Amatrice si vede confermare i privilegi del 1143 e in più ottiene il territorio di Cittareale e il diritto di battere moneta con legenda “Fidelis Amatrix”
1528: Dopo una parentesi di dominio francese, Amatrice ricade in dominio spagnolo. Ribellatasi alle soldatesche spagnole, subisce un assedio di 5 mesi. Dopodichè viene conquistata dal principe d’Orange e messa a ferro e fuoco.
1538: Ha inizio il dominio feudale di Amatrice che, per essere posti ai confini del Regno, era rimasta sempre alle dipendenze della Real Corona e quindi città demaniale. Con chiaro intento punitivo l’imperatore Carlo V fa dono di Amatrice e delle sue terre ad Alessandro Vitelli, famoso condottiero.
1540: Alessandro Vitelli fa ricostruire Amatrice ancora semidistrutta a distanza di dieci anni e secondo alcuni studiosi affida il disegno della cittadina a Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice.
1596: Virginio Orsini, che avendo sposato Beatrice nipote di Alessandro Vitelli, era divenuto il nuovo Signore feudale di Amatrice. Virginio Orsini muore in battaglia nella Marca di Ancona e lascia il feudo al figlio Latino Orsini.
1624: Latino Orsini lascia il feudo al figlio tredicenne Alessandro Maria.
1639, 7 ottobre: Un violento terremoto seguito da diverse scosse, distrugge quasi del tutto Amatrice e molte delle sue “Ville” (attuali frazioni).
1647: Insurrezione della comunità a seguito della rivolta di Masaniello.
1672: Un nuovo sisma causa ingenti danni ad Amatrice e a tutte le sue Ville.
1693: Per l’estinguersi degli Orsini di Amatrice, lo Stato di Amatrice è ereditato dai Medici, Granduchi di Toscana.
1703: Un ulteriore terremoto causa ancora danni ad Amatrice e alle sue Ville.
1737: Carlo di Borbone, da poco diventato re di Napoli, ottiene gli ex Stati Medicei e Farnesiani di cui faceva parte Amatrice.
1759: Amatrice torna nel regio demanio del Regno Borbonico.
1799: All’indomani della proclamazione della Repubblica napoletana, il cantone di Amatrice viene assegnato al dipartimento della Pescara con capoluogo l’Aquila. La situazione resterà invariata anche al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli.
1860: A seguito dell’annessione prima del Regno di Sardegna poi al Regno d’Italia, Amatrice viene ancora assegnata alla provincia dell’Aquila.
1927: Amatrice entra a far parte della neocostituita provincia di Rieti.
(Fonte: Amatrice, storia, arte e cultura - Silvana Editoriale)
Il comitato direttivo
Lo statuto
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In aiuto alle popolazioni delle “terre amatriciane” per la ricostruzione delle frazioni di Amatrice
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